RIGORE E LIBERTÁ. LA PROPOSTA EDUCATIVA DI DON NICOLA MAZZA (1790-1865) [di Emilio Butturini]

rigore 150La migliore cosa da fare per offrire un'idea di questo lavoro di Emilio Butturini è quella di cercar di fornire al lettore una interpretazione del titolo. Difatti sarebbe assai più semplice il dire che si tratta di un lavoro storico, che si aggiunge ad altri non pochi studi sull'argomento, concernenti la tormentata vita e la multiforme attività di quella figura -per alcuni aspetti non ancora del tutto chiarita- che fu don Nicola Mazza. Vita tormentata, per gli ostacoli che dovette inevitabilmente affrontare forse proprio perché quanto mai tormentati (e per alcuni versi contraddittori) furono gli anni nei quali egli visse.

Basti solo pensare che egli nacque mentre nella vicina Francia scoppiava la grande rivoluzione, e morì l'anno precedente il 1866, cioè proprio alle soglie dell'annessione del Veneto al regno d'Italia. Tra questi due termini, il dramma del rapporto tra la Chiesa e il potere politico, e il non minore dramma interno alla stessa Chiesa cattolica. Tutti argomenti certamente noti a chi abbia una qualche consuetudine con gli studi storici; argomenti ai quali tiene l'occhio attento Butturini, il quale riesce -in felice sintesi- ad inserire la micro-storia (storia di un uomo, di una Fondazione religiosa, di un ambiente cittadino) nella macro-storia, cioè in quella che procede lungo le grandi linee, che tocca i grandi avvenimenti, all'interno dei quali le singole figure corrono il rischio di restare soltanto dei nomi nati agli... specialisti.

Notevole fatica certo quella di Butturini, propria di coloro che -mi si consenta un richiamo a Vico- mirano ad «accertare il vero e ad inverare il certo», movendosi tra filosofia e filologia. Ed ecco, per concludere queste prime considerazioni, solo un accenno alle varie parti nelle quali si articola il denso volume: la formazione culturale e religiosa del Mazza, la ricostruzione dei tratti caratteristici della di lui personalità, le istituzioni cui egli diede vita (dall'Istituto maschile a quello femminile, all'opera nel campo delle Missioni), la presentazione dei suoi collaboratori e continuatori, per finire con una acuta analisi del rapporto tra cultura ed educazione. Quest'ultima parte si collega alle precedenti sì da dare organicità ad un discorso che muove dal singolo -il Mazza- visto nei suoi rapporti con l'ambiente, che lo segue nell'opera svolta nell'istituzione scolastica a favore dei giovani poveri ma intellettualmente dotati, e che cerca di cogliere la visione dell'uomo cui il Mazza stesso si ispirava nel quotidiano operare.

Ma detto tutto questo, perché «Rigore e libertà»? Rigore: in che cosa? e perché? e con quali conseguenze? Il «rigore» del Mazza può essere visto come «estrema coerenza». É vero che i principi cui egli si ispirava possono farsi almeno in parte risalire all'azione su di lui esercitata da figure quali il Bertoni, il Cesari e la stessa tradizione gesuitica; ma è anche vero che si toglierebbe valore alla originalità della sua personalità se tutto si riducesse a questo. «Coerenza» nella distinzione fra ambito della scienza e della fede, «coerenza» nella salvaguardia della distinzione del suo Istituto; «coerenza» nel riconoscimento del valore insopprimibile della coscienza. E quest'ultimo aspetto lo portava inevitabilmente a muoversi in sintonia con il Rosmini, sul piano della teoresi e su quello operativo. Tutto questo non poteva non determinare contrasti, giacché è nell'ordine naturale delle cose che il rispetto di principi nei quali si crede per intimo convincimento, finisca con il determinare una situazione conflittuale con il potere, qualunque sia l'istituzione nella quale detto potere si incarna.

Rigore, dunque, come coerente rispetto di una legge non supinamente subita ma riconosciuta valida per profondo convincimento significa convalida del noto detto «legibus servi sumus ut liberi esse possimus» [Siamo schiavi delle leggi per poter essere liberi]. E lo si è sia quando si è in consonanza con l'ambiente (politico, sociale, religioso) nel quale si è inseriti, sia quando codesta consonanza non ci sia (o sia soltanto parziale). E questo spirito di libertà si accompagna ad una profonda fiducia in Dio, che traspare dalle lettere nelle quali egli parla delle sue iniziative (dall'Istituto Fondamentale alle Missioni): si vedano in particolare la lettera all'Azarian, citata dal Butturini in più punti, e quella al card. Fanzoni.

Ora, se «rigore e libertà» sono caratteristiche della personalità del Mazza, logica voleva che egli offrisse tale modello ai suoi allievi. E a me pare che i citati tratti fossero idonei a caratterizzare gli uomini di Chiesa: «Il mio unico pensiero e desiderio -scriveva l'8 marzo 1863, cioè solo due anni prima della morte- per ciò che spetta al corpo dei miei preti è fu di dare alla Chiesa e al Pontefice un corpo di soldati fidi e generosi (...)».

Ma trattare della formazione degli allievi altro non è che parlare del problema educativo. Ed a questo Butturini dedica, ovviamente, la dovuta attenzione. É noto che il Mazza esigeva che il suo Istituto accogliesse soltanto giovani poveri, di vivace ingegno, di saldi principi morali e religiosi, «totalmente esclusi quelli le cui famiglie potrebbero mantenere il necessario».

Le pagine dedicate dall'autore al passaggio «dalle scelte culturali alle scelte educative» consentono di cogliere con chiarezza proprio quelle due categorie interpretative alle quali mi sono ispirato nello stendere queste righe. Forse potrà apparire un po' forzato l'accostamento del Mazza alle posizioni di don Mazzolari, tuttavia è innegabile che mirare a portare almeno alcuni tra gli umili a posizioni di alta responsabilità, coinvolgendo la società stessa -attraverso libere offerte- in quest'opera, era una tesi certamente nuova, dati i tempi. Ma al primo «forse» mi si consenta di aggiungerne un secondo. Forse non è segno di innovazione (specialmente per un uomo di Chiesa) il continuare a vedere una netta «divisione fra lavoro manovale, che è ufficio di forza, e lavoro intellettuale, che più richiede di capacità di mente». Non va dimenticato quanto sta scritto sulla Bibbia (con una decisa frattura nei confronti del mondo classico): il lavoro manuale è parte essenziale dell'uomo, giacché prima di lui «Tulit ergo Dominus Deus hominem et posuit eum in paradiso voluptatis ut operaretur» [Il Signore Dio adunque prese l'uomo, e lo collocò nel paradiso di delizia, acciò lo lavorasse]. (Gen. 2, 15)

In conclusione il lavoro di Butturini sul Mazza, visto dalla angolatura dalla quale mi ha fatto porre il titolo stesso, mi pare caratterizzato da originalità di impostazione. Ricca, infine, l'appendice, come è assai ricco il supporto di rinvii in nota.

Francesco De Vivo

[fonte: recensione pubblicata su «Note mazziane», 1990, pp. 74-76]


Titolo: «Rigore e libertà»
Sottotitolo: La proposta educativa di don Nicola Mazza (1790-1865)
Autore: Emilio Butturini
Pagine: 256 con illustrazioni
Editore: Casa editrice Mazziana
Seconda edizione: novembre 1995
ISBN: 88-85073-17-4
Prezzo di copertina: 13,00 euro

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