IL GIARDINO INCANTATO

IL GIARDINO INCANTATO
di Franco Giardina

Una lottizzazione stava distruggendo alberi, siepi, cespugli e intubando un piccolo rivolo d'acqua; tutti gli animali, insetti compresi, avevano, ormai, la certezza di dover abbandonare in fretta quel ambiente e andarsene, per forza. Le ruspe, i camion, tutti quegli umani con carriole, picconi e arnesi fracassoni, indicavano che sarebbe stato molto pericoloso rimanere.

Quella era stata la loro dimora da molto tempo e vi erano vissuti bene; spesso i bambini venivano lì a giocare e loro li aiutavano, strano a dirsi, a crescere, evitando, anche, che potessero farsi del male per la tranquillità dei genitori. Talvolta qualcuno gridava che aveva trovato una meravigliosa farfalla, qualcun altro affermava che un'ape non l'aveva punto; i bimbi più piccoli e qualche cagnolino rincorrevano tortore e merli senza rendersi conto che quelli lo facevano apposta, perché anche a loro piaceva giocare.

Bisognava trovare un'altra sistemazione. Il sole non era ancora sceso del tutto e ci fu un'assemblea straordinaria: un merlo, che presiedeva l'incontro, comunicò ai compagni di aver aveva scovato un giardino dove gli umani andavano solo per stendere la biancheria o per tagliare l'erba del prato oppure per raccogliere qualche frutto. Benché non ci fosse un rivolo d'acqua, il giardino veniva annaffiato frequentemente nella stagione calda, parola di merlo; inoltre, arrivava periodicamente l'acqua dalle condotte per irrigare i campi circostanti.

Le api colsero al volo quella notizia e le esploratrici seguirono le indicazioni del volatile per verificare il posto. Trovarono il giardino indicato: c'era una recinzione composta da un'alta siepe, svettavano alcuni alberi molto alti, c'erano piante da frutto e diversi anfratti. La situazione era tale da permettere una sistemazione tranquilla e soddisfacente. Al rientro, le esploratrici riferirono che il posto era fantastico, perciò tutto lo sciame si trasferì; anche merli, tortore, passeri e altri animaletti decisero di sistemarsi là.

Adamo, proprietario e abitante della casa, rimasto solo dopo la scomparsa della moglie e l'abbandono dei figli, intento a pulire alcuni attrezzi da giardino, si stupì e un po' si impaurì nel veder arrivare un nugolo di api e altri insetti e un'insolita moltitudine di volatili. Dopo qualche minuto, tutto ritornò normale e pensò che, forse, era iniziato il periodo delle migrazioni.

E venne la sera; come era ormai un'abitudine, tutti gli animaletti si trovarono in una zona del nuovo giardino; la stagione era quella giusta e vennero anche le lucciole per illuminare l'assemblea. Si avvicinarono anche alcune grosse formiche e due lucertole, ancora sveglie.

Adamo uscì per verificare che tutto fosse in ordine e chiudere le imposte per la notte; prima di rientrare, s'accorse di quello strano chiarore e si avvicinò. Si stupì nel vedere tante creature con le ali, alcune grandi, altre piccole e alcune minuscole. Guardando meglio, riconobbe che erano api e vespe, farfalle, formiche, lucertole, ma anche merli, tortore e altri uccellini, attorniati da creature molto luminose. Si chiese cosa fosse quella strana assemblea. La sensibilità e il rispetto per la natura e i suoi abitanti gli imposero di lasciar perdere e di rientrare, anche perché l'effetto dell'amaro ghiacciato, che poco prima aveva sorseggiato con piacere, si faceva sentire.

Alcune di quelle creature, che vigilavano ai bordi della riunione, videro che l'umano si stava allontanando e non diedero l'allarme. Due insetti lucenti si posarono, invece, sul capo di Adamo, che rimpicciolì e si ritrovò ai bordi dell'assemblea, suscitando un insolito stupore tra i presenti.

Quello che sembrava il capo, un grosso merlo, presentò a tutti l'ospite e l'incontro proseguì con l'approvazione finale e unanime della nuova sistemazione.

Fu poi il momento delle domande, rivolte al merlo che sicuramente era il più esperto del luogo:

D: Ma ci sarà qualcosa di pericoloso?
R: Non credo. La casa è abitata solo dall'umano, qui presente, e saltuariamente dai figli, ho già verificato; l'umano esce solo per alcune faccende. C'è un cane di piccola taglia, che esce per soddisfare i bisogni, controllare attorno la casa e abbaia spesso quando passa qualcuno, che sia uomo o altro cane. Ho notato che ci sono delle gazze e so per esperienza che cercano di disturbare e usurpare nidi già costruiti. 
D: Io ho scoperto che ci sono molti ripari e inoltre un sottotetto fantastico. Pensate che si possa farci il nido? 
R: Ritengo di sì: sul davanti, sopra una pittura, c'è un posto adatto, molto sicuro e riparato. 
D: Noi abbiamo bisogno di un nuovo alveare; chi può consigliarci? 
R: Credo che i posti siano parecchi: c'è una vecchia casetta di legno e non ho mai visto nessuno aprirla; una cuccia del vecchio cane, che c'era quando venni la prima volta e molto pericoloso. Dimenticavo, la tettoia che ripara il cancelletto d'ingresso è un posto altrettanto adatto. 
D: Sapete se le bacche della siepe sono commestibili? 
R: Maturano in autunno inoltrato e sono deliziose. Quando è quel periodo, invito tutti i miei amici a gustarle. Fantastiche! 
D: Ci sono dei fiori su delle piante vicino alla recinzione e anche in altri posti. Cosa sono? 
R: Sono piante di more e saranno un pasto assicurato, quando saranno mature.

L'euforia, per quelle considerazioni e per le altre scoperte, portò tutti i presenti a fare una danza di ringraziamento, prendendo l'umano e coinvolgendolo. Adamo ebbe, in quel momento, la certezza di aver ecceduto nell'amaro e decise di rientrare; ritornato normale, provvide a terminare le operazioni di chiusura.

Il mattino dopo, Adamo andò a verificare il luogo dove la sera prima c'era stata l'assemblea; ma non c'era nulla e si convinse di aver immaginato tutto.

Nell'aprire il cancello per uscire con la macchina, Adamo notò che le vespe si infilavano in alcuni fori presenti e pensò alla stranezza e a come avrebbero fatto a costruirsi un alveare. Il rumore del motore provocò che parecchi merli uscissero dalla siepe e, una volta in strada, Adamo si accorse che saltellavano, frugando tra l'erba in cerca di cibo; incuranti, alcune farfalle svolazzavano tra i fiori. Adamo in macchina sorrise pensando a tutte quelle presenze, che rendevano il giardino ancora più vivo e interessante.

Un giorno, mentre stava preparando il pranzo, entrò un'ape dalla porta aperta; prese allora una cartolina, quella vi si posò e svolazzò via. Quando ebbe finito di mangiare, Adamo scrollò la tovaglia e le briciole caddero; voltandosi prima di rientrare, assistette alla calata di passerotti e di qualche tortora che ripulirono il pavimento. Sorrise pensando ai resti di pane che avrebbe potuto sbriciolare per la gioia dei volatili. Diventò un'abitudine di dare le briciole e con l'andare del tempo, notò l'attesa di quella consegna, viste le presenze sulla rete di recinzione o sui rami delle piante o i richiami sonori delle tortore. Si accorse con gioia che non fuggivano più alla sua presenza.

Quell'anno la produzione di frutta aumentò sensibilmente, magari era grazie a una più abbondante impollinazione. Pulendo il poggiolo da rametti e foglie secchi, alzò la testa e vide che le tortore avevano costruito un nido sotto il tetto e ne fu contento. Al momento della potatura delle siepe, scoprì che all'interno c'erano ben tre nidi.

Chiudendo i balconi per il troppo sole, notò sul muro una miriade di coccinelle: che meraviglia, se ne stavano beate al caldo. Un mattino, mentre faceva colazione, Adamo sentì il classico verso dell'upupa; benché non fosse un esperto ornitologo, riconobbe il canto e senza mostrarsi, scrutò dalla finestra e la vide: ferma immobile in mezzo al prato, a un certo punto allargò la sua inconfondibile cresta, bellissima! Spostò lo sguardo sulla siepe e scorse dei piccoli uccelli che si divertivano a dondolarsi sui rami più alti.

Adamo era contento di quelle presenze e, quando ne parlava con gli amici, decantava le meraviglie di quello che ormai definì il giardino incantato.

Una sera dovette richiamare il cane che stava abbaiando in maniera incredibile; ma quello non si muoveva e fisso, puntava su un cespuglio basso, continuando il suo noioso latrato. Allora Adamo si avvicinò e scoprì che c'era un piccolo riccio, fermo immobile; prese il cane e lo portò via; poi aiutò il riccio a trovare una via di uscita dalla recinzione.

Era un sabato mattina e udì dei rumori misti a particolari grida e ad abbaiare di cani; uscì e vide, non tanto lontano dall'abitazione, un buon numero di macchine in sosta e in mezzo ai campi degli uomini che facevano uno strano verso e i cani, al guinzaglio, che abbaiavano. Una persona che casualmente passò davanti a casa, sulla richiesta di Adamo cosa fosse quel raduno, spiegò che stavano censendo le lepri selvatiche. Soddisfatto della risposta, Adamo stava rientrando, quando in angolo del giardino vide due orecchie spuntare: era un leprotto che, seguendo Adamo, trovò una via di fuga, in direzione contraria ai cercatori.

Quel giorno, il figlio invitò degli amici per una grigliata e, dopo aver preparato la legna da ardere e la carne da cucinare, fecero un brindisi all'interno della casa quando qualcuno disse: «Oggi, fagiano!», indicando un bel esemplare di femmina che stava spulciando qualcosa nel prato. Il rumore la fece volare via.

Una ragazza chiese ad Adamo: «Ma hai piantato le palme? Ne ho contate tre! » e lui negò dicendole che era una regalo dei suoi amici pennuti.

Adamo si rese conto che mancavano: caprette, galline e oche e poi, veramente, il giardino sarebbe stato completo e, forse con quelle, non avrebbe avuto bisogno di usare il tagliaerba.

Era sempre più convinto che il suo fosse realmente un giardino incantato.

Franco Giardina

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