IL CARRELLO

IL CARRELLO
di Laura Toblindo

In famiglia sono io a fare la spesa ed è un'attività che faccio volentieri. Confesso che mi piace spiare nei carrelli degli altri e così provare a capire la personalità, spezzoni di vita, sensibilità varie. Ho la fortuna di avere una buona rendita, lasciatami dalla mia adorata nonna, e quindi posso permettermi di lavorare solo mezza giornata e finché non deciderò di sposarmi abito ancora con i miei.

Naturalmente sono molto discreta e nessuno se ne accorge. Il mio è un passatempo che mi gusto ogni tanto, così per svagarmi un po'. La maggior parte del pittoresco «popolo del carrello» è di corsa, anche qualche pensionata che potrebbe forse prendersela calma, sbuffa e guarda l'orologio con impazienza. Io invece giro tranquilla per le corsie e osservo. C'è la signora elegante con cappello e scarpe col tacco a spillo (ma si può andare a fare la spesa bardata così?), che però cerca l'offerta speciale sugli yogurt, scegliendo poi quello che costa meno, e c'è invece la nonna che va a colpo sicuro e prende quello agli agrumi senza preoccuparsi di quanto costa. C'è il papà con due figli adolescenti... ha l'aria stanca e si capisce benissimo che è lì malvolentieri. Consulta uno striminzito foglietto, lo apre e lo richiude una decina di volte, prima di metterselo definitivamente in tasca.

C'è l'extracomunitaria con un piccolo sulla schiena e l'altro seduto nel carrello. É seria e determinata e chissà come è la sua storia. Poi c'è l'intera famiglia, con il carrello stracolmo e 4 o 5 sacchettoni di plastica grandi e robusti. Insomma il supermercato è un luogo dinamico, piuttosto interessante, che raccoglie gran parte della variegata comunità sociale di un paese o quartiere.

Anche guardare cosa acquista una persona è piuttosto interessante. Non solo per il marketing intendo. Già, il marketing studia i comportamenti d'acquisto da alcuni decenni, chissà se c'è in giro qualche "spia". Avrei qualcosa da raccontargli, ma in fondo il carrello della spesa per me è solo un gioco, un piccolo divertissement innocuo e innocente. Fatto sta che arrivata alla cassa non temo di fare la coda... Aspetto e curioso... E talvolta cambio cassa se mi pare di intravedere qualche spesa interessante.

Ecco, quel giovanotto con il tatuaggio sul collo, ha preso salumi e formaggi in quantità elevata, bottiglie varie, una confezione di tovagliolini, bicchieri di plastica... avrà organizzato un'apericena, come si chiamano adesso i gingerini col bianco. E la signora attempata cosa ha preso? Pane, biscotti, latte, olio, carta igienica, shampoo, e....patatine e Coca Cola?! Beh, sicuramente avrà dei nipoti...

Arriva anche l'extracomunitaria, un po' di frutta e di verdura, una confezione di ali di pollo, farina, uova, dolcetti speziati, succhi di frutta per i bambini. In fondo una spesa normale. Erano arrivati anche due rumeni o così mi pareva sentendoli parlare: birra, vino, baguette, scatolame vario, arance.

Non ho incrociato più la signora degli yogurt in offerta, vabbeh, tanto prima o poi la ritrovo! Invariabilmente uno dopo l'altro i carrelli arrivano alle casse, ognuno con un carico di umanità, a volte allegra e straripante, a volte striminzita e malinconica. Almeno due pomeriggi alla settimana mi concedo questo passatempo, talvolta un po'noioso, come quando a gennaio, si è tutti in smaltimento degli eccessi e con poca voglia di brio. Tipico del periodo è lo strano comportamento di prendere il vasetto di Nutella, e poi riporlo subito scuotendo la testa. E così, questo pomeriggio, per alimentare una feconda osservazione, fattasi un po'ripetitiva, ho fatto la cosa più banale: cambiare supermercato. É più grande di quello che frequento abitualmente e di certo ci sono più possibilità di curiosare.

In effetti però, mi ritrovo spaesata a fare i conti con sistemazioni e corsie diverse, dove cercare una lattina di piselli, vuol dire perdere un sacco di tempo, senza peraltro trovarla. I detersivi stanno in mezzo tra la corsia degli oli/aceti e quella delle farine (ma quante ce ne sono), miscele per pizze, focacce, torte e decorazioni varie. I banchi frutta sono a libero servizio, una seccatura dover pesare, ma tant'è, alla fine me ne faccio una ragione, però, certo non sarebbe stato un pomeriggio interessante, come potevo osservare gli altri se dovevo stare attenta a corsie, scaffali, pesate e via dicendo?

E mentre carico la paletta delle noci, ecco l'imprevisto, ciò che non mi era mai capitato di vedere prima. Un signore abbastanza distinto che avvicinatosi al banco delle carni, tocca una vaschetta di polistirolo, e poi prosegue dritto con il suo carrello semi vuoto. Un gesto nascosto, che non avevo visto nel senso letterale del termine, ma che il mio occhio allenato aveva percepito. L'uomo non aveva semplicemente toccato una vaschetta, ma l'aveva "accarezzata", lasciandola al suo posto, una mossa davvero strana. Che senso ha accarezzare della carne? Forse non può permettersela, o magari il medico gliel'ha proibita, o semplicemente ha deciso per una svolta vegetariana con qualche rimpianto...

Ecco, questo sì che rianima un pomeriggio di grigie consuetudini! Devo scoprire chi è, la sua personalità, cosa fa nella vita. O almeno cosa altro compra questo pomeriggio. Non ho tempo per riflettere, l'uomo è arrivato alla fine del banco e sta tornando indietro. Per una sorta di istinto prudente ben sviluppato, infilo la corsia dei biscotti proprio di fronte al banco carni con fare indifferente, e comincio a guardare le confezioni, fingendo di leggere attentamente l'etichetta ingredienti.

Il cuore mi batte, lui mi passa davanti lentamente ma senza degnarmi di uno sguardo, almeno così mi sembra, e si dirige verso i banchi della frutta. Una rapida occhiata al suo carrello però riesco a darla, una confezione di mele c'è già, e una rete di limoni, quindi il ritorno indietro può voler dire che si è dimenticato qualcosa. Vorrei uscire dalla corsia e seguirlo, ma con mio stupore non lo vedo più. Ma dove è finito?

Ah, eccolo che sta tornando verso di me! Per evitare di trovarmelo di fronte, giro il carrello e mi avvicino del tutto casualmente alla vaschetta e resto stupefatta, la pellicola è tagliata! Sento i passi dietro di mè, oddio e adesso? Cosa devo fare? Tutti i pensieri insieme, proseguo dritta facendo finta di non avere notato niente, e finisco per svoltare a sinistra nella corsia della pasta con la certezza del suo sguardo puntato sulla mia schiena. Sudata. Per fortuna lui non gira, vedo il suo carrello fermo, più o meno all'altezza della vaschetta, ma la corsia mi occlude la vista e per osservare meglio dovrei sporgermi fuori.

No, non me la sento proprio. Questa storia non mi piace per niente. Il carrello si muove, l'uomo lo spinge con fare tranquillo, imbocca la corsia dove sono io, goccioline mi imperlano la fronte mentre con ostinazione mi rigiro un sacchetto di maccheroni tra le mani. Anche lui si ferma dietro di me, guarda la pasta sull'altro lato, l'inquietudine mi accelera i battiti -mi devo spostare, oddio, cosa faccio- non c'è nessun altro in questa corsia. Resto immobile, poi un tonfo, mi cade il sacchetto, si rompe, maccheroni dappertutto.

L'uomo si volta, mi guarda, io non lo voglio guardare, impreco, mi abbasso ... ed ecco il terrore. Il taglierino è inserito nella manica destra del cappotto, ed è coperto completamente all'interno della mano, invisibile dall'alto. Il panico mi ha preso. In una frazione di secondo penso -se urlo di paura questo mi taglia le carotidi- provo a urlare senza paura, la voce non esce.

Lui fa un passo, pesta un maccherone, poi un altro. Io sono ancora chinata, non so se alzarmi ed incrociare il suo sguardo o restare lì a raccogliere. Ho tutti i muscoli tesi, ma le gambe sono intorpidite, non riuscirei a scappare. Siamo entrambi immobili, sento il suo sguardo, penso a cosa sta pensando, forse mi ha visto mentre lo spiavo, si starà chiedendo perché non mi rialzo, perché non levo lo sguardo, perché non controllo più il sudore, una goccia cade sul pavimento bianco, vicino alla sua scarpa. E finalmente ho la certezza che Dio esiste. Un macellaio con il grembiule un po' sporco mi viene incontro, ha visto la scena dal vetro interno del suo reparto, ha deciso di venire a soccorrermi: «Non si preoccupi signora, è solo un pacco di pasta, ho chiamato un'inserviente, arriva subito a spazzare».

Mi accascio a terra, lui un po'preoccupato mi chiede: «Signora, si sente bene?»
«Bene?» lo guardo, scoppio in lacrime, l'uomo non c'è più e io sono esausta.
Arriva l'inserviente, insieme mi tirano su, li ringrazio, è stato solo un capogiro...
«Sì sì ora sto bene, grazie. Siete stati molto gentili».
Mi appoggio al carrello un po' allucinata, tento di riprendere fiato. Nel frattempo il supermercato si è un po' riempito. Il macellaio sta per rientrare nel suo reparto al di là del vetro, quando nota la vaschetta tagliata e gli scappa: «maledetto delinquente, è la terza volta questa settimana che si frega una bistecca!».

Laura Toblindo

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