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LE SCATOLE CINESI

LE SCATOLE CINESI
di Franco Giardina

Improvvisamente, il nonno morì. La sua fu una morte non prevista e inaspettata; fino al giorno prima, era in buona salute e aveva passeggiato, come sua abitudine, per un'ora nel parco vicino. Era una persona molto socievole e, durante la passeggiata, salutava tutti quelli che incrociava nel suo percorso. Il nonno, in gioventù, era stato Capitano di fregata e aveva girato quasi tutto il mondo; ogni volta che tornava dalle sue missioni mostrava ad Adam un prodotto tradizionale della località a cui era approdato, che deponeva in un espositore, che si riempiva sempre di più, per la gioia della nonna che doveva, poi, spolverare.

Ad Adam piacevano, soprattutto, i racconti quasi fantastici, di quei luoghi lontani ed esotici, e il significato di quei souvenir, come lui li chiamava: una volta gli mostrò le nacchere e un ventaglio dalla Spagna «caliente», un'altra un «sumpit», che era una cerbottana usata dalle tribù indonesiane; poi, fu la volta di un piccolo Buddha di giada, dal Tibet, che, secondo il nonno, aveva proprietà curative; ricordò un «bouzouki» dalla Grecia e una piccola arpa celtica dall'Irlanda.

Adam rimase letteralmente sbalordito quando il nonno, tornato dalla Cina, gli mostrò una scatola, spiegandogli che non poteva essere singolare, bensì plurale e che, perciò, veniva definita «le scatole cinesi». Con infinita pazienza, gli spiegò che era un insieme di scatole di grandezza decrescente, che si inserivano l'una nell'altra, in sequenza, usate, forse, dagli imperatori cinesi per scoraggiare i possibili ladri; l'oggetto prezioso era, secondo il nonno, racchiuso nell'ultima scatola, la più piccola.

Adam si ricordò di avergli detto che era come quella bambola russa di legno, che si apriva e dentro ce n'era una più piccola e così via, fino all'ultima, molto piccola che però non si apriva. Il nonno gli aveva suggerito il nome: «Si chiama matrioska. Te la mostrai di ritorno dalla Russia. Sei bravo! Hai colto la relazione tra i due oggetti».

Adam, ormai ragazzo, chiese al nonno di vedere le scatole cinesi, spiegandogli che voleva scoprire se c'era un tesoro nell'ultima scatoletta; stranamente, lui gli rispose che non era in grado di soddisfare la richiesta perché la multiscatola era sparita o, forse, non ricordava più dove l'aveva nascosta. Quel episodio lasciò in Adam una curiosità inquieta e, ora, che il nonno non c'era più, sentì l'impulso irrefrenabile di trovare le scatole cinesi. Con finta noncuranza, chiese alla nonna se sapesse qualcosa in merito; ma lei rispose che suo marito, geloso dei suoi souvenir, impediva a tutti di toccarli. Aggiunse che s'era accorta anche lei della sparizione della scatola e non era in grado di dirgli dove fosse finita e il nonno non volle parlarne. La nonna gli confidò, sorridendo, che era possibile che contenesse le prove di un probabile tradimento coniugale; anche Adam sorrise.

Forse per l'insistenza di Adam, la nonna gli permise di rovistare per trovare l'oggetto, ormai, misterioso e confessò che anche lei era curiosa. Inizialmente, Adam controllò l'espositore, così meticolosamente ordinato dal nonno, cercando qualcosa, magari, fuori posto e rimuovendo i souvenir più grandi. Non trovò nulla. Spostò, allora, le ricerche nel grande bauletto di legno, dove il nonno conservava le fotografie; c'erano anche degli album che sollevò con cura, nella speranza che l'oggetto della ricerca fosse, in qualche modo, celato. Pure lì, niente.

Restava la libreria a più ante, colma di libri che il nonno, accanito lettore, leggeva durante i suoi lunghi viaggi; c'erano, poi, molti volumi illustrati che testimoniavano le meraviglie delle località che il nonno aveva visitato. Scorrendo con gli occhi i dorsi, gli balzò all'occhio quello il cui titolo era «Cina, Pechino e la Città Proibita», che stranamente fuoriusciva rispetto agli altri. Lo sfilò e dietro c'era l'oggetto ricercato.

Corse allora dalla nonna, per mostraglielo, e lei gli disse: «Bravo il mio Sherlock Holmes! Io non ci sarei mai riuscita. Ora le apriamo queste scatole, insieme».
Adam sollevò il coperchio della prima scatola, adagiandolo sulla successiva; c'era un foglietto con la calligrafia del nonno, su cui c'era scritto: «Il cuore è uno scrigno, è un po' come queste scatole. Aprilo Adam, con cura, e scoprirai l'amore. Quando lo nascosi, ero certo che tu prima o poi l'avresti trovato. Un abbraccio, il nonno!».

Tolse il foglietto che diede alla nonna che, dopo averlo letto, disse: «Quel birbante del nonno! Vedrai che ha scritto i foglietti pensando che solo tu avresti trovato le scatole».
Adam aprì la seconda scatola. Anche qui, un altro foglietto: «Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi». Dai libri letti, ho desunto questi pensieri che, dopo averli annotati, ora ti affido. Cerca nella biblioteca e troverai la loro origine e l'autore».

Adam rivolto alla nonna: «Così, lui vorrebbe che leggessi tutti questi libri? Andiamo avanti e vediamo cosa c'è nella prossima scatola». Il solito foglietto: «Un cuore che cerca, sente bene che qualcosa gli manca; ma un cuore che ha perduto, sa di cosa è stato privato».
Adam sbottò: «È vero! Ho cercato col cuore!».

Il successivo lasciò Adam perplesso: «La memoria del cuore elimina i cattivi ricordi e magnifica quelli buoni, e grazie a questo artificio, siamo in grado di superare il passato». Adam disse: «Questo va bene per tutti e due, vero nonna?». Un'espressione improvvisa di stupore, alla lettura del foglietto: «La nostra mente è una spugna, il nostro cuore è un fiume. Non è strano che molti di noi preferiscano assorbire, piuttosto che scorrere».

«Non avrei mai immaginato di avere un fiume nel petto!», disse Adam; anche la nonna fece una considerazione: «Gli ho voluto tanto bene e ora scopro perché».
Si stava avvicinando la fine e sul foglietto c'era: «Il cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra, ma si regala».
«Anche questo è vero: il cuore del nonno era una miniera inesauribile!», esclamò la nonna.

Adam era stupito di quante scatole fosse composto quel oggetto, che il nonno aveva reso ancor più pregiato con i fantastici scritti: «Amare significa ammirare con il cuore; ammirare è amare con la mente» era la frase contenuta nell'ennesima scatoletta.
Vincendo l'impazienza, aprì la penultima scatoletta; trovò un foglietto, che sembrava un francobollo, e lo spiegò: «L'amore non vuole avere, vuole soltanto amare».

Nell'ultima scatoletta, c'era un piccolo cuore rosso, forse una pietra preziosa, che copriva il foglietto, ripiegato più volte, in cui c'era scritto: «Ho sempre pensato che l'amore sia l'arma più potente per vincere le battaglie umane. Perciò, come scrisse William Shakespeare: «Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente». Ciao Adam! Un abbraccio dal nonno che darai anche alla nonna. Il piccolo cuore è un rubino prezioso della Birmania; donalo assieme al tuo a chi lo meriterà».

(Molto tempo dopo, Adam riuscì a risalire agli autori delle frasi citate nei foglietti; nell'ordine: Antoine De Saint-Exupery, Goethe, Gabriel García Márquez, Khalil Gibran, Gustave Flaubert, Théophile Gautier, Herman Hesse).

Franco Giardina

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