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INTERVISTA AD ALESSANDRO BIANCHI, PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI VERONA

[Ottobre 2011] Un territorio che ha contribuito allo sviluppo dell'economia della provincia scaligera, quello di Villafranca di Verona, che ha saputo evolversi adeguandosi ai cambiamenti della società. La città, una delle più popolose della provincia, ha saputo mantenere il primato socio-economico nel corso dei decenni. Ne parliamo con Alessandro Bianchi, Presidente della Camera di Commercio di Verona e neo Presidente di Unioncamere del Veneto.

Come vede il territorio del villafranchese alla luce della crisi economico finanziaria?
Come vedo l'intero territorio della provincia: in difficoltà, ma con tutti i numeri per superare anche questo difficile momento. La fortuna di Verona sta nella diversificazione dei settori, della produzione e dei mercati. Per Villafranca vale lo stesso ragionamento: è un'economia fiorente che conta 101 aziende per ogni 1000 abitanti ed un tasso di natalità delle imprese del 6,8%.
Dal lattiero-caseario, i «formaggiai» di una volta, divenuti industrie alimentari, ai «lattonieri», poi costruttori metalmeccanici, allo sviluppo della distribuzione e del commercio al dettaglio... L'economia della città muta rapidamente seguendo nuovi prodotti, servizi, mercati. In questo momento, certo le 3mila trecento imprese dell'area hani visto tempi migliori: il 17% sono imprese di costruzioni e tra il 2008 e il 2010 hanno perso il 17,8% dei posti di lavoro. Anche il settore del commercio è in difficoltà ed è il primo per numero di imprese, il 24% del totale. Secondo un'indagine trimestrale di Unioncamere, «Veneto Congiuntura», gli imprenditori del commercio sono molto pessimisti sull'evoluzione della situazione nel III trimestre e segnalano aspettative di contrazioni del fatturato a due cifre.

Qual è il suo punto di vista sul rapporto tra profit e non profit per lo sviluppo di progetti sociali e filantropici? Possono essere fattibili forme di partenariato per sostenere il terzo settore?
C'è molto da fare per sostenere il terzo settore, che ha un ruolo cruciale per il miglioramento della qualità della vita della comunità. Il benessere non si misura solo in termini di capacità di contribuzione alla produzione di ricchezza. La popolazione deve poter contare su un welfare 3.0 e il Pubblico da solo non è in grado di garantirlo. Ritengo che sia dovere di ogni imprenditore mettere a disposizione della comunità le proprie capacità, competenze e risorse come ogni altro cittadino. Questo è un territorio ricco non solo economicamente: sono migliaia le persone che si dedicano attivamente al non profit. Si tratta, però, di tante gocce sparse in un mare di buona volontà.

A Milano, l'assessorato al sociale del Comune ha conferito ad Alessandro Profumo un incarico per trovare partnership o fondi a sostegno del non profit. Lei cosa ne pensa?
Bene hanno fatto. Abbiamo bisogno di figure di carisma che sappiano aggregare più attori sullo stesso progetto e che sappiano "venderlo" a chi ha le risorse per poterlo finanziare. Ritengo che in un momento così difficile per il terzo settore, anche le Fondazioni possano svolgere un ruolo fondamentale. Soprattutto, c'è bisogno di una leadership forte che coordini e razionalizzi sforzi e risorse. Perché, come dicevo poc'anzi, l'impegno delle migliaia di brave persone che prestano la loro opera ogni giorno, in aiuto del terzo settore, rischia di essere vanificato. Per non parlare, poi, del fatto che si tratta di persone preparate, che sono in grado di valutare anche la sostenibilità economica dei progetti.

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