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MICHAEL CURTIZ, UN EUROPEO A HOLLYWOOD [di Mario Guidorizzi]

curtiz 150Se oggi il nome di Michael Curtiz [1886-1962] appare nei titoli dei giornali a fianco di quelli da sempre canonici di Murnau, Stroheim o Sternberg, quando si parla di registi europei attivi ad Hollywood, il merito è soprattutto di appassionati studiosi come Mario Guidorizzi, che da anni combattono una solitaria battaglia per una reale riscoperta del grande cinema americano degli anni 1930, '40 e '50, al di là delle mode culturali autoctone o (più spesso) importate d'oltralpe.

A coronamento di studi pluriennali, è uscito per i tipi della Casa editrice Mazziana, la sua monografia del grande regista di origine ungherese. Bisogna riconoscere a Guidorizzi tanto l'originalità dell'approccio quanto il coraggio di polemizzare con posizioni critiche diverse, costume di cui si è persa da tempo l'abitudine in Italia. Cercando di spazzare il campo da un vecchio preconcetto che considera il regista una specie di «deus ex machina» del cinema -frutto di una superficiale estensione del concetto di «cinema d'autore» inventato dai vati Truffaut, Godard, Rivette, Chabrol, Rohmer, quando ancora facevano i critici sui «Cahiers de Cinema», prima di dedicarsi a tempo pieno alla regia- egli propone di rivalutare l'opera filmica come prodotto finale di uno sforzo collettivo, dell'unione delle competenze specifiche di un gruppo di professionisti ad altissimo livello, in cui il regista è il coordinatore supremo, l'unico che nel momento della lavorazione ha presente l'opera nel suo insieme.

Per quanto riguarda il metodo di analisi adottato da Guidorizzi -ben noto ai frequentatori dei seminari e dei corsi di cinema del Centro mazziano- non appare qui sufficientemente approfondito nelle sue premesse teoriche, che si limitano a spunti e suggerimenti, mentre sarebbe stata maggiormente interessante e convincente una più estesa trattazione.

Purtroppo la pagina scritta di Guidorizzi non ha la stessa forza dialettica delle sue appassionanti relazioni orali, e si risolve troppo spesso in un lungo elenco di frammenti filmici, che richiedono vere e proprie acrobazie mnemoniche al lettore, disperdendo nel testo i momenti di sintesi.

Una pecca di un'opera che vanta altre qualità, tra cui una scelta iconografica di prim'ordine, curata personalmente dall'autore, che pone il libro come modello, in questo campo, per altre edizioni di cinema, una ricca documentazione ed una puntuale filmografia commentata.

Un libro «diverso» nel panorama piuttosto uniforme dell'editoria cinematografica italiana, che contribuisce ad un arricchimento di conoscenze su un regista e su un'epoca, intorno ai quali circolano ancora frettolose e dilettantesche informazioni che finora non hanno potuto produrre «giudizi», bensì solo «pregiudizi» critici.

Giancarlo Beltrame

[Fonte: testo tratto da «Note mazziane», 1981, pag.161]


Titolo: «Michael Curtiz»
Sottotitolo: Un europeo a Hollywood
Autore: Mario Guidorizzi
Pagine: 170 con numerose illustrazioni
Editore: Casa editrice Mazziana
Prima edizione: luglio 1981
Prezzo di copertina: 16,00 euro

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