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CAVO NAPOLEONICO

CAVO NAPOLEONICO
di Giacomo Murari Bra'

Poco fuori Ferrara, 10/15 km a Nord Ovest, c’è un punto della Pianura Padana che sembra uguale a tutti gli altri, ma in realtà è uno “snodo acqueo” di primaria importanza.

In questo punto, vicino a Bondeno, il Po ed il Reno si avvicinano e poi si allontanano. Sono due fiumi molto diversi, il Po e il Reno. Tutti conosciamo il primo, il re dei fiumi italiani, il più lungo, il grande Po. Il Reno invece ruba il nome ad un più famoso cugino tedesco ma è in realtà un fiume appenninico a carattere quasi torrentizio.

Questo connubio nei secoli ha portato a disastrose inondazioni e in generale impaludamenti di una vasta area attorno a Bondeno. Una zona sfortunata dove vivere e praticare l’agricoltura era una lotta difficile.

Nel '500, tra gli stemmi ed i simboli degli Estensi, oltre ad Ercole che ammazza il leone, i gigli e le aquile guelfe, sugli affreschi dell’epoca trovi anche il “paraduro”. Scoperta che lascia un po’ sbigottiti. A cosa si riferisce? Alle infaticabili prodezze amorose del Duca di Ferrara?

Eh no, miei piccoli amici, il paraduro era una palizzata, una recinzione in legno che serviva a creare argini che contenevano le acque (parare) e permettevano la coltivazione dei terreni paludosi. Il paraduro rappresenta lo sforzo dell’uomo per strappare terreno alla palude e farne coltivazioni fertili.

Purtroppo finché la Pianura Padana era frammentata in Ducati, Granducati, Signorie e delegazioni la bonifica aveva carattere locale ed era soggetta a fallimenti ciclici, inondazioni e siccità. La prima occasione per cambiare le cose si presentò con Napoleone, pensate un po’. Non perché il francese amasse bonificare terreni, anzi, ma perché il francese aveva creato uno Stato unitario, la Repubblica Cispadana, che poteva guardare alle opere su una scala maggiore, più ampia, più efficace.

Fu infatti sotto Napoleone che, vicino a Bondeno, si cominciarono gli scavi per quello che ancora oggi si chiama “Cavo Napoleonico”. Un collegamento orizzontale, né di qua né di là, che unisce il Po ed il Reno nel punto in cui sono più vicini.

Napoleone, comunque, per la cronaca, non è riuscito nel completare l’opera, ché era un’opera troppo imponente per i mezzi dell’epoca. Il Cavo Napoleonico è stato completato alla fine dell’800 ed è risultata un’opera di bonifica e di regimentazione delle acque utilissima. Con la sua sezione larghissima e gli impianti di sollevamento da un lato e dall’altro funziona da scolmatore per le piene del Po, per le piene del Reno e da canale irriguo in entrambe le direzioni. In più la permanenza dell’acqua nel cavo permette una fitodepurazione che migliora la qualità dell’acqua.

Infatti circa a metà del Cavo, a Sant’Agostino, parte un’altra immensa opera idraulica: il Canale Emiliano Romagnolo. 135 chilometri abbondanti di canale che rende irrigua una grande porzione di Pianura a Sud del Po, fino a Rimini. Acqua di prima qualità che è resa potabile per gli usi civili fino a Ravenna.

Tutto questo si gioca su pochi metri di dislivello e grande attenzione al regime delle acque.

Giacomo Murari Bra'

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