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LA FESTA DELLA VIGILIA

LA FESTA DELLA VIGILIA
di Franco Giardina

Si erano radunati nella casa, sulle colline vicine, per una grande festa: Marcello si era impegnato con i suoi amici e aveva mantenuto la promessa. C'erano tutti, una trentina circa, all'ora stabilita; Marcello, con alcuni amici, aveva già riscaldato la casa, poiché le previsioni minacciavano freddo e, anche, una probabile bufera di neve.

Avevano addobbato la grande sala con festoni, rami di pino, palloncini colorati; la zia gli aveva regalo alcune candele molto grosse, che sarebbero durate parecchio e avrebbero mangiato il fumo di qualche fumatore.

C'erano molta allegria e spensieratezza, la vigilia del Natale aveva messo i partecipanti in una condizione favorevole: niente scuola, per alcuni ferie dal lavoro, per altri una pausa dalla normale vita famigliare. Era la prima volta che avevano deciso per una festa pre-natalizia e la soddisfazione era che prometteva bene.

C'erano altre abitazioni, vicino, e pensavano già di svegliare gli abitanti per fare loro gli auguri di Natale, anche fosse stata notte fonda.

La casa aveva un grande camino centrale, in quel momento pieno di braci e alimentato ogni tanto da qualche pezzo di legno; il fuoco emanava un calore che evocava splendide sensazioni; inoltre, le figure, illuminate dal bagliore delle fiamme assumevano toni di genuina affabilità.

Tutto andava per il meglio quando, all'incirca verso le 23, sentirono bussare alla porta: Marcello impose il silenzio e andò a vedere.
«Buonasera – gli disse un signore ben vestito – avrei un problema con il camper e dovrei raggiungere una casa a una ventina di chilometri da qui. Qualcuno dei presenti potrebbe darmi una mano?».

«Forza ragazzi – disse Marcello – aiutiamo questa persona in difficoltà. Mostriamo la nostra forza». E uscì per primo, seguito da altri sei o sette ragazzi.
«Non so se è un problema di benzina o qualcosa di più grave; ma improvvisamente il motore si è fermato e non sono riuscito a farlo ripartire. Mia moglie aspetta un bambino e credo che sia ormai vicino il momento del parto. Sono molto preoccupato perché si sta raffreddando l'interno e questo sarebbe un bel guaio...».

Stava parlando con uno dei volontari, quando arrivarono contemporaneamente vicino alla roulotte.
«Fermi tutti: sono un meccanico ed ho qualche dimestichezza con i motori. Statemi però vicino perché avrò sicuramente bisogno del vostro aiuto».
Così dicendo si avvicinò al vano motore e alzò il cofano, ancora aperto dal primo esame effettuato dal proprietario.

Qualcuno previdente accese una torcia e fece luce sull'ammasso di fili e ferraglia che apparve ai loro occhi e, con aria afflitta, il meccanico disse: «Ma qui è un disastro, sicuramente s'è fuso qualcosa o tutto; non ho mai visto un motore in queste condizioni. Guardi – disse rivolto al signore – sarà meglio che si trovi qualche posto qui vicino e attendere dopo Natale che un carro attrezzi venga a prendere il camper. Mi spiace, ma non saprei proprio dove mettere le mani».

«Ma in questa zona non c'è nulla, né un hotel o una pensione, né un Bed & Breakfast; chi è il proprietario di questa casa, a cui chiedere ospitalità?».
Marcello si avvicinò e disse: «Sono io. Ho organizzato una festa con gli amici, ma posso ospitarla: c'è una cameretta ricavata sotto il tetto che ha anche il bagno. Potreste sistemarvi lì, sopportando, però, il baccano che sicuramente ci sarà... sa com'è una festa».

Il volto dell'uomo s'illuminò di un sorriso e gli occhi, quasi lucidi, brillavano ancora di più: »La ringrazio non sa quanto e sicuramente anche mia moglie sarà felicissima di quest'opportunità». Così dicendo si avvicinò alla porta del camper, bussò e l'uscio si aprì e scese una signora di una bellezza incredibile: il viso bianchissimo, quasi diafano, i capelli nerissimi leggermente ondulati e gli occhi, di un azzurro intenso, brillavano, emanando una dolcezza incredibile, la bocca socchiusa.

Sussurrò: «Vi ringrazio tantissimo. Ho sentito dell'offerta e sono commossa. Non preoccupatevi per il rumore, questo camper ne ha prodotto parecchio, specialmente negli ultimi minuti prima che il motore si fermasse. Grazie ancora».

Scese dalla predella e solo allora notammo i segni molto evidenti della gravidanza; ma si muoveva con una scioltezza incredibile e una leggerezza che pareva non toccasse neppure il terreno. Il marito la aiutò e chiese al ragazzo più vicino se poteva prendere quel po' di bagaglio che s'intravedeva appoggiato sul pavimento.
Tutta la compagnia si mosse verso la casa ed entrarono. Una volta dentro, qualcuno chiese loro se gradivano qualcosa di caldo, da bere o da mangiare; ma il marito rispose che preferivano riposarsi e chiese che gli fosse indicata la stanza, dove, poi, sarebbe salito con la moglie. Salirono entrambi.

Quelli che non c'erano cominciarono a fare domande, curiosi di quella situazione e per capire meglio; qualcuno brontolò e disse: «Ma ci mancavano pure quelli, adesso non sarà più come prima... speriamo che tutto proceda per il meglio».

Ritornò dicendo a Marco: «È più di quanto osassi sperare, le sono molto riconoscente. Se permette aiuto mia moglie a stendersi e auguro a tutti una buona festa».
Salì le scale e sparì.

A questo punto, tutto riprese: i partecipanti si dettero da fare per preparare, chi la tavola, chi la cena, chi le bibite e qualcuno attaccò nuovi festoni, mentre una ragazza, che lavorava come DJ in una discoteca, mise della musica per rallegrare ulteriormente l'ambiente.

Alle 23,50 erano già tutti seduti al tavolone e, dopo un brindisi iniziale, iniziarono la cena. Era un vociare spensierato e allegro, quando improvvisamente apparve il signore, che, con un tono preoccupato, disse: «Mia moglie ha le doglie ed io non so cosa fare... qualche signora presente ha esperienze di parto?».

«Io – disse una graziosa biondina – lavoro nel reparto di ostetricia nell'ospedale della città e posso essere d'aiuto. Presto, ragazzi, diamoci da fare: qualcuno prenda degli asciugamani, qualcun altro dell'acqua calda e aiutiamo a venire al mondo questo Natalino o Natalina. Marcello, hai dei guanti di gomma e un grembiule?».

Marcello corse in dispensa e prese dei grembiuli bianchi che sua madre previdente aveva preparato, dopo l'ultima pepata di cozze, nella quale molti amici si erano sporcati parecchio, per la gioia delle lavanderie; dall'armadio del bagno prese invece gli asciugamani.

«Forza, mettiamoci tutti questi grembiuli bianchi, così Monica non si sentirà sola e noi saremo protetti per l'abbuffata che ci aspetta – disse Marcello con un sorriso».

La situazione rese tutti di buon umore e mentre Monica saliva con il materiale, tutti si muovevano disinvoltamente. Un'altra ragazza salì con l'acqua calda.
A mezzanotte precisa si sentì un vagito: il bambino era già nato.

Dei passanti, che rientravano nelle proprie abitazioni dopo la serata della vigilia, notarono una stranissima luce, quasi un faro, che illuminava la casa e, stupiti, si fermarono a guardare: videro all'interno delle figure vestite di bianco, che cantavano sorridenti e attraverso i vetri appannati sembravano angeli.

Sul giornale, il giorno dopo, apparve la seguente notizia: «In una villa della zona residenziale, sulle colline, è successo un fatto alquanto strano e sorprendente: alcuni testimoni attendibili dicono di aver visto come una stella cometa illuminare la casa e all'interno angeli vestiti di bianco che cantavano, mentre da una finestra del sottotetto s'intravedeva un uomo e accanto a lui una donna che reggeva in braccio un bambino. Gli abitanti del luogo assicurano che la villa è disabitata da anni».

Franco Giardina

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