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GATTO MAO

GATTO MAO
di Serena Ongaro

Un giorno si apre il cancello elettrico e la macchina entra lentamente. L'uomo scende e si trova davanti due occhi verdi persi dentro un nero notte che lo fissano... Dopo un secondo d'incertezza e uno sguardo stupito tra i due, esce un «mao»...
Ecco sei arrivato così, dal nulla.
L'uomo, un solitario, che passa le giornate lavorando dalle sette alle nove di sera, e vive solo in una grande casa vuota, per giorni ha pensato che fossi lì per caso, o ti fossi perso.

All'inizio sembravi intimorito, e lui quando usciva al mattino per recarsi al lavoro era convinto che non ti avrebbe più trovato al suo rientro. Ma tu sei esattamente come lui: due maschi con la scorza dura, un cuore buono e una solitudine coltivata a dovere per tenere il mondo un po' più in là.
Forse avete paura dell'amore, forse non volete più soffrire...

E tu gatto nero, hai paura anche della scopa quando la vedi! Chissà se hai preso qualche lezione impartita da un umano che non merita di essere definito tale.
Piano piano passano i giorni e per Daniele diventi Mao.

Mao hai un testone da maschio alfa con i dentini tipo dracula con le punte che escono dalla bocca, le orecchie con un ciuffetto di pelo sulla loro punta, sei nero e sembri una pantera con gli occhi verdi.
Sei molto “rotondo” con un pelo morbidissimo.
Sei un tipo incostante: strusci le gambe ma se ti si accarezza troppo ci si rimedia un graffio.
Sei tu che decidi quando ti si può fare le coccole e allora ti lasci andare e accendi il motorino delle fusa che fa concorrenza al rumore del tagliaerba di Daniele.

Daniele, al contrario, è alto e allampanato, parla poco e sembra sempre tenere il resto del mondo a distanza. Dice che non ti vuole tenere, ma nel frattempo ti prende una ciotola e la mette fuori dalla porta. Dopo qualche giorno ti costruisce una casetta con uno scatolone dove posiziona un suo maglione vecchio per non farti sentire freddo. E solo. Ogni volta che gli chiedo se sei ancora lì fa l'indifferente e afferma che sei solo di passaggio, ma intanto ti fa entrare la sera al suo rientro e sei diventato padrone della sua casa, del letto dove vai a fare i riposini e quando lui mangia tu stai fermo fermo a fianco della sua sedia, per fargli compagnia.
Quando ti chiama, neanche fossi un cane, corri subito e fate i giretti in giardino insieme, ma no, per carità non vi siete affezionati!
Daniele ha un cuore nobile e tanti principi, è un uomo di una volta.
Mao ha scelto lui, chissà cosa lo ha portato fino a lì.

Mao sembra un dono, riempie il silenzio, fa scappare sorrisi e dà un senso ad un'esistenza costruita solo su doveri, solitudine e ore vuote. Quando qualche volta passo da loro, trovo Mao accoccolato sul tronco tagliato in giardino che
aspetta la macchina nera arrivare, paziente e tenace, come solo un gatto sa essere.
Attende e quando finalmente la vede con una grande lentezza fa un balzo, si stiracchia e parte un «maaaooooo» perentorio con un leggero tono di rimprovero. E i due maschi si avviano insieme a condividere un'altra serata, una cena striminzita... un altro pezzo di vita, un affetto che non ha bisogno di parole!

Serena Ongaro

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